Gli adolescenti più giovani che fanno sesso hanno maggiori probabilità di impegnarsi in altri comportamenti sessuali, secondo uno studio appena pubblicato.
Il sexting, o l’invio di messaggi di testo sessualmente espliciti, ha dimostrato di prevedere il comportamento sessuale negli adolescenti più grandi in altri studi.
Ora i ricercatori dell’Hasbro Children’s Research Center e del Rhode Island Hospital hanno scoperto che gli adolescenti che praticano il sexting hanno maggiori probabilità di impegnarsi in ulteriori comportamenti sessuali. Questi includevano baci, sesso orale e rapporti sessuali.
Per la ricerca sono stati intervistati gli alunni di seconda media, con alcuni partecipanti classificati come “a rischio” in base alla loro disponibilità a un telefono pronto per il testo e a determinate situazioni sociali.
È stato riscontrato che un partecipante su cinque a rischio inviava o riceveva sesti. Un quarto di questi è stato trovato a scambiare foto insieme al testo.
Quelli del gruppo che hanno fatto sesso sono risultati sette volte più propensi a impegnarsi in qualche comportamento sessuale aggiuntivo. Coloro che hanno inviato foto sono stati trovati i più propensi a impegnarsi.
“Coloro che facevano sesso avevano maggiori probabilità di
impegnarsi in ulteriori comportamenti sessuali.”
“Anche se qualsiasi sexting sembrava essere un indicatore del rischio sessuale”, ha concluso lo studio, “l’invio di foto era associato a una probabilità ancora maggiore di attività sessuale precoce”.
Più di 400 giovani hanno partecipato allo studio, ciascuno di età compresa tra 12 e 14 anni. Sono stati interrogati sulle loro esperienze per il periodo di sei mesi prima della ricerca.
Diverse domande dirette richiedevano una semplice risposta sì o no, come “Negli ultimi sei mesi, hai inviato a qualcuno un messaggio sessuale per flirtare con loro?”
Coloro che hanno fatto sesso nel gruppo sono risultati avere un livello più alto di intenzione di impegnarsi in atti sessuali rispetto alle controparti che non hanno messaggi.
Allo stesso modo, erano più propensi a credere che i loro amici e familiari avrebbero approvato il comportamento.
Il team dietro la ricerca, guidato da Christopher D. Houck, raccomanda a genitori e professionisti di prestare maggiore attenzione alle comunicazioni elettroniche degli adolescenti e di riconoscerle come un potenziale indicatore di comportamenti rischiosi.
Il rapporto è stato pubblicato sulla rivista Pediatrics.